Universo elettrico

L'etere dopo Tesla: l'ipotesi delle onde scalari

di Massimo Teodorani (Astrofisico)

Tratto dal libro Tesla lampo di genio (Macro Edizioni, 2018)

Il lavoro di Tesla sull’etere è stato purtroppo strumentalizzato da innumerevoli gruppuscoli “new age” senza alcun costrutto scientifico, che hanno contribuito a screditare la sua opera. Ecco come l’opera di un genio entra nel dimenticatoio. Fino a che qualcun altro non ha il fegato di prendere in mano le sue teorie e ricomincia da dove Tesla si era fermato.

E infatti qualcuno ci sta provando tuttora, in modo particolare il fisico-matematico e ingegnere Thomas Bearden, il quale oltre a progettare tutta una serie di esperimenti per tentare l’estrazione della cosiddetta “energia libera”, ha elaborato un modello teorico che spiegherebbe l’energia scaturita dall’etere come la manifestazionone di “onde scalari”. Definendo come “etere” tre cose indistintamente, il vuoto, lo spaziotempo e la carica elettrica senza massa, secondo Bearden le onde di Tesla non sarebbero altro che onde scalari in un flusso di cariche senza massa facenti parte della natura intrinseca dell’etere. A differenza delle onde elettromagnetiche, la cui natura è vettoriale ovvero caratterizzate da un verso e una direzione oltre che da una intensità, le onde scalari rappresentano un campo di energia che non ha né direzione né verso. Le onde scalari, che rappresenterebbero un qualcosa che non esiste nello spazio ordinario, sarebbero onde che nascono dunque dal vuoto, un vuoto senza massa ma dotato di carica e inondato da particelle virtuali. In questo contesto la carica assorbirebbe continuamente “energia virtuale” dal vuoto, la integrerebbe e poi la riemetterebbe come fotoni reali osservabili. In base a questo meccanismo le rapide scariche di potenziali elettrostatici che Tesla aveva registrato nei suoi esperimenti con il suo trasmettitore, non erano altro che gli effetti del risveglio dell’energia potenziale del vuoto una volta che fosse stato soggetto a stimoli esterni, proprio quelli che venivano dal trasmettitore quando veniva iniettata elettricità ad alto voltaggio nell’ambiente. Secondo i calcoli e le idee di Bearden le onde scalari, che si propagherebbero longitudinalmente – e non trasversalmente come le onde elettromagnetiche – modulandosi lungo la direzione verso cui si propagano e cioè lungo l’asse del tempo, possiedono proprietà straordinarie che le ben conosciute onde vettoriali dell’elettromagnetismo non hanno. Esse possiederebbero gradi di libertà multi-dimensionali in cui muoversi, mentre la velocità della luce non sarebbe più una costante ma sarebbe solo una funzione dell’intensità del flusso di cariche, ovvero della magnitudine del potenziale elettrostatico che può essere prodotto da un vuoto senza materia ma carico elettricamente.

Gli studi di Bearden sulle onde scalari comportano calcoli molto complessi e una totale revisione della teoria sia classica che relativistica dell’elettromagnetismo che non esplorando abbastanza cosa si cela dietro la natura scalare delle forze elettriche, fornirebbe una spiegazione parziale della realtà ma non la spiegazione di tutta la realtà. Bearden e altri ricercatori nel campo della fisica del “campo scalare” stanno tentando di sviscerare la matrice da cui emerge la realtà della materia e dell’energia, una realtà che ci direbbe che l’universo come lo conosciamo non sarebbe altro che creazione prodotta da particelle virtuali del vuoto messe in moto da qualche stimolo esterno. Il segreto starebbe allora nell’ideare strumenti in grado di innescare e poi imbrigliare certi potenziali elettrostatici, tramite i quali si otterrebbe una quantità di energia inimmaginabile e senza limiti.

Questa energia, quella che si esplica tramite le onde scalari, non sarebbe altro che il risultato di fluttuazioni della cosiddetta “energia di punto zero del vuoto” che altri fisici come Hal Puthoff e Berhardt Haish hanno studiato in un ambito più classicamente accademico. Del resto, dell’esistenza di quest’energia ne fu fornita prova già da tempo dal fisico olandese Hendrik Casimir con un famoso esperimento con cui si mostrò che ponendo due lastre molto vicine queste esperimentano una forza di attrazione causata da un vuoto non passivo. Eppure i fisici contemporanei, che hanno dovuto prendere atto di certe inaspettate manifestazioni della natura, continuano a ignorare l’importanza del vuoto proprio perché sanno che le proprietà del vuoto possono far crollare completamente l’attuale edificio della fisica, non per il modo in cui esso è costruito in sé – dal momento che esso è rigorosamente fondato seppure con una madornale lacuna di base – ma per il fatto che si tratta di un “castello in aria” quasi completamente decontestualizzato dalla realtà più autentica del cosmo.

In poche parole, ciò che appare in natura non è esattamente ciò che è realmente, essendo la base del tutto situata in un “regno” che si trova fuori dal nostro normale dominio spaziotemporale e lontano dalle nostre normali percezioni sensoriali. Nel contesto della teoria del campo scalare, che comunque non ha ancora raggiunto livelli di formalizzazione matematica pari a quello della relatività, moltissimi fenomeni, definiti impossibili, possono accadere: velocità superiori a quella della luce, l’esistenza di altri universi e di altre dimensioni, fenomeni caratterizzati da “non-località” come già previsto mezzo secolo fa dagli studi quantistici del grande fisico britannico David Bohm e che comportano l’esistenza di un universo interconnesso nell’ambito di un grande “ordine implicato”, la possibilità di alterare lo stesso campo gravitazionale, e perfino i fenomeni paranormali e le manifestazioni di Ufo.

Pubblicato da Francesco Cipriani

Mi presento: mi chiamo Francesco Cipriani e sono nato a Pistoia il 2 giugno del 1987, cresciuto per i primi 13 anni a Montale, un piccolo paese borghese di campagna. Ultimo figlio di Franca, madre di tre figli, operaia da quando aveva 6 anni, poi operatrice sociosanitaria cinquantenne, e Piero, mastro elettricista orfano da quando aveva 8 anni. Ho conseguito i miei studi scientifici prima al liceo scientifico di Pistoia e successivamente all'Università di Fisica e Astrofisica di Firenze e Fisica del Sistema Terra a Bologna. Dopo gli studi pagati grazie ai sacrifici familiari, lavori stagionali e attraverso la pratica musicale, in particolare della chitarra, ho intrapreso un viaggio nel mondo con la fedele compagna sulla spalla, intimo strumento di connessione animica. Ho seguito le sonorità dei popoli erranti, tra Francia, Spagna, Paesi Balcani (Croazia, Bosnia, Serbia e Macedonia), Grecia e poi Sardegna. Ho vissuto tra la strada o con famiglie che mi ospitavano. Ho incontrato altri musicisti e chiamammo il nostro groove Mezclada. Bucammo le barriere del cielo, le frontiere umane, le porte del destino. Dopo 4 mesi di viaggi decisi di fermarmi per 8 mesi a Granada, studiando la tradizione flamenca del popolo andaluz e gitano. Vivevo in una cueva nella comunità del barrio di San Miguel Alto seguendo corsi di chitarra flamenca nell' Escuela de la Carmen de las cuevas e guadagnandomi da vivere con i compagni di strada, tenendo progetti musicali e di poesia per vie, piazze e locali notturni dell'Albayzin. Terminata la parentesi gitana, ho cominciato a lavorare come insegnante di fisica e matematica al liceo scientifico di Pistoia, proprio quello dove avevo studiato da adolescente. Sono ritornato alle mie radici, scegliendo di vivere all'ecovillaggio Ciricea, una ecocomunità presente da 10 anni sulle montagne pistoiesi (vicina alla comunità della Valle degl'Elfi), formata da 15 persone provenienti da molte parti del mondo (Argentina, Brasile, Iran, Belgio, Germania, Toscana, Calabria e Sicilia ;) e di tutte le generazioni umane, dai bambini di 3 ai 7 anni agli anziani di 60, 80 anni..un luogo ricco di Diversità dove ho imparato cosa significa convivere, accettare e condividere ma in particolare ho compreso meglio come funzionano i sistemi complessi e i metodi di autoregolamentazione che utilizza la visione sociocratica, basata sulla comunicazione non violenta e sul non pre-giudizio. Ciricea è un pozzo di informazioni, un porto di Umanità dove è possibile accedere alla rete R.I.V.E. (rete italiana villaggi ecologici) e G.E.N. (Global Ecovillage Net) e dunque a tutte le realtà che come Scuola Musa vuole portare avanti. Nel settembre 2019 ho partecipato alla costruzione di una casa in bioedilizia e permacultura (Geodetic Dome) nella parte nord di Eubea (Evia), una grande isola greca a 200 km nord est da Atene, con il progetto Free And Real. A questo progetto hanno partecipato circa 40 persone provenienti da molte culture mondiali differenti (Brasile, Svezia, Francia, Turchia, Finlandia, Giappone, Grecia, Bosnia, Norvegia, Portogallo, Inghilterra, Argentina, Cipro e Italia) ed è stato interessante osservare come un gruppo lasciato all'autoregolamentazione, abbia scelto, dopo una settimana di dispersione energetica, una ricognizione circolare, una riunione, un incontro, una connessione, un cerchio. Qua ho conosciuto Andreas del progetto di ecocomunità Hara-Goe, sempre su Evia, al quale mi sono ispirato per la stesura del progetto in quanto le sue parole mi sono sempre risuonate come un vento di aria fresca nelle calde giornate di agosto. Ringrazio tutte le persone che ho incontrato perché rappresentano questo progetto e la mia espressione nel mondo.

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